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Marcegaglia, sindaci e Bulbi dicono sì al salario di ingresso

Sì al salario di ingresso, a patto che ci siano investimenti sullo stabilimento di Forlì da parte della Marcegaglia. Lo dicono i sindaci interessati, Roberto Balzani, Paolo Zoffoli, con il presidente della Provincia Massimo Bulbi

Sì al salario di ingresso, a patto che ci siano investimenti sullo stabilimento di Forlì da parte della Marcegaglia.  I due sindaci interessati dal sito produttivo di Villa Selva, quello di Forlì Roberto Balzani, e quello di Forlimpopoli, Paolo Zoffoli, assieme al presidente della Provincia Massimo Bulbi prendono posizione sulla vertenza che sta tenendo in stallo la seconda azienda privata per numero di lavoratori del territorio forlivese e prendono le distanze dalla lotta sostenuta in particolare dalla Fiom, il sindaco metalmeccanico della Cgil.

 

Dicono i tre amministratori: “Per la difesa della base produttiva del territorio e nuovi posti di lavoro qualificato a tempo indeterminato,  gli enti locali sottoscritti auspicano che possano compiersi presto passi decisivi in una duplice direzione: da un lato, per quel che riguarda l’Azienda, immediata riassunzione degli interinali con contratto a tempo indeterminato e ripresa in generale delle assunzioni, blocco delle esternalizzazioni e aggiornamento della progettazione, già in corso da tempo, dei nuovi investimenti nell’area di Villa Selva; dall’altro, per quel che riguarda le forze sindacali, adesione al salario d’ingresso, da intendersi come contributo – in ogni caso da verificare nei dettagli contrattuali, che non competono certamente alle istituzioni – alla tenuta di una forza lavoro stabile ed efficiente, in un contesto di parità e non di competizione interna con gli altri stabilimenti del gruppo”. Insomma, si chiede alla Fiom di fare un passo indietro e all’azienda di tenere fede agli annunci.

 

Per Balzani, Bulbi e Zoffoli “le relazioni industriali nello stabilimento Marcegaglia di Forlì mostrano uno stallo preoccupante”. La Marcegaglia, infatti, ha dichiarato di voler procedere ad un progressivo “ridimensionamento” dell’impegno, qualora non sia introdotto il salario d’ingresso  (un contratto a tempo indeterminato che porta in 6 anni i neo assunti al livello di retribuzione degli altri operai). E ancora: “La politica di Marcegaglia è chiara: il modello del salario d’ingresso, adottato in altri stabilimenti fra i quali quello di Ravenna, catalizza in quei siti i nuovi investimenti con il rischio di creare una sorta di dumping infra-regionale, del quale rischia di fare le spese il territorio di Forlì. In Marcegaglia ci si dichiara disponibili non solo a riassumere i dipendenti interinali licenziati in queste settimane, ma anche a procedere a nuove assunzioni, in cambio del salario d’ingresso”.

 

I due Comuni e la Provincia temono in particolare “ulteriori spinte tendenti alla deindustrializzazione del territorio. Il mercato è fluido e mobile: le imprese non sono più radicate, bensì solo ancorate alle comunità. La “migrazione”, ormai, non interessa più solo la forza lavoro o i quadri o i dirigenti, ma anche gl’impianti. Per questo, la salvaguardia del patrimonio di saperi, di abilità manuali e d’investimenti allocati presso di noi, è per noi il necessario obiettivo prioritario, in vista di una tenuta e di una riqualificazione della nostra crescita”.

 

La seconda preoccupazione è per i lavoratori: “In secondo luogo, ma non per importanza, ci sono i lavoratori. Quelli occupati e quelli che potrebbero esserlo. Le retribuzioni di Marcegaglia – comunque superiori ai minimi contrattuali anche nel caso del salario d’ingresso – si collocano storicamente in una fascia alta per il settore metalmeccanico. Ci auguriamo che il senso di responsabilità prevalga da entrambe le parti. I tempi, d’altronde, sono stretti e le spinte in direzione opposte e centrifughe assai forti. Il nostro territorio, viceversa, ha bisogno di fare quadrato intorno ai pezzi pregiati del proprio insediamento industriale. E noi a questa politica intendiamo attenerci, assumendone tutte le responsabilità”.

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